Gli agenti non avevano trovato in casa ne’ Mahmoud Ahmed Abdelrahman Ibrahim ne’ Abdallah Bouguedra, di 18 e 21 anni. E’ qui che e’ scattata la caccia all’uomo. I due aggressori di Capodanno arrestati mercoledì per gli abusi sessuali di gruppo in centro stavano preparando la fuga all’estero. Negli atti ci sono elementi che fanno ritenere che i due, senza una dimora precisa “erano pronti a lasciare l’Italia e avevano una rete di relazioni utile per mettere in atto il piano di fuga”. Probabile che avessero contattato amici e conoscenti nei paesi di origine per sfuggire alla giustizia italiana. Gli agenti li hanno trovati mentre stavano organizzato la fuga. Per questo per Abdallah (a Torino) e Mamhoud (Milano) e’ scattato il fermo immediato. Entrambi sono accusati di aver partecipato alle violenze di gruppo su ragazze sole, o in gruppo, durante i festeggiamenti di Capodanno.

I due giovani avrebbero compiuto “pesanti violenze sessuali quasi complete accompagnate da rapine di cellulari e borsette“, ha spiegato il procuratore milanese facente funzione Riccardo Targetti. I due fermi sono stati effettuati a Milano e Torino. Entrambi sono “italiani di seconda generazione“.
La tecnica del muro umano: l’approccio, il branco e gli aggressori che arrivano alle spalle
Secondo gli inquirenti siamo di fronte a una tecnica di assalto ben precisa e studiata, non semplici aggressioni sessuali. Inizialmente la vittima prescelta viene avvicinata da due elementi con una scusa. Una domanda, o un normale approccio. Immediatamente gli altri elementi del gruppo, dando la schiena alla vittima, formano una sorta di “muro umano”, per creare confusione e impedire a chiunque di vedere quanto sta succedendo. Quando la vittima e’ isolata e nascosta, arrivano gli ultimi elementi del gruppo. Giungono di spalle, la accerchiano e iniziano, indisturbati, gli abusi.
E’ il caso della ragazza 19enne assalita in via Mazzini, letteralmente sparita sotto un muro umano di almeno 30 aggressori. O delle violenze subite dalle due amiche tedesche in piazza Duomo, certificate dai video in rete da giorni. Una fu salvata da un passante. L’altra e’ riuscita ad aprirsi un varco colpendo il suo aggressore da vicino. Ma nel frattempo le avevano rapinato la borsetta, aperto la giacca, strappato il reggiseno, abbassato i leggings.
L’aggressore: “Non ho aggredito nessuno, ho solamente guardato”
Ibrohim ha gia’ risposto alle domande del gip ma nega tutto. Si è difeso, dicendo di non aver “fatto niente“, di non aver “toccato” le ragazze. “Ho solamente visto la gente prima accalcata e poi correre e mi sono messo a guardare”. Interrogato, da remoto, nel pomeriggio dal gip Raffaella Mascarino ha negato. Il giovane si trova a San Vittore. Il suo legale, Iacopo Viola, ha chiesto gli arresti domiciliari. Il giudice dovrà decidere sulla richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere avanzate dai pm. “E’ un neomaggiorenne in una situazione delicata – ha chiarito il legale – ha avuto un atteggiamento collaborativo, vive col padre e lavora, era in piazza per i festeggiamenti“. La Procura vuole la convalida del fermo e la custodia in carcere. Il gip Raffaella Mascarino deciderà tra domani e dopodomani. Ma su di lui, oltre alle testimonianze delle vittime, pesa il tentativo di fuga.
Due gli episodi contestati: la 19enne in via Mazzini e quattro ragazze in Galleria
A ragazzi, a vario titolo, vengono contestati due dei tre episodi al centro dell’inchiesta. L’aggressione alla 19enne e ad una sua amica all’angolo con via Mazzini (documentato in un primo video finito in Rete). Gli abusi nei confronti di 4 ragazze vicino alla Galleria Vittorio Emanuele II. Il 21enne è stato fermato a Torino e il 18enne a Milano.
Le vittime delle aggressioni (nove in totale, tra cui due tedesche) hanno testimoniato fino a tarda sera in Procura o in videoconferenza. I fermi sono scattati come chiarito da Targetti, “dopo le perquisizioni di ieri e dopo una serie di riscontri arrivati anche sentendo” le giovani. Stiamo parlando della punta dell’iceberg. Secondo le testimonianze, alcune vittime raccontano ai magistrati di aver dovuto fronteggiare gruppi fino a 50 persone. “Ci toccavano dappertutto, ci strappavano i vestiti, ci passavano l’un l’altro”. E’ il caso delle due giovani in via Mazzini “travolte da circa 40/50 ragazzi dai 16 ai 25 anni d’età. Le toccavano ovunque sul corpo, spintonandole e passandole da un ragazzo all’altro», ricostruiscono gli investigatori.