C’è sempre una prima volta. Ad Amazon lo hanno sperimentato lunedì mattina in occasione dello sciopero nazionale di logistica e trasporti. Circa duemila lavoratori di SiCobas hanno manifestato di fronte all’hub di Castelsangiovanni – 2600 addetti, uno dei più grandi in Europa – dalle 11 fino alle 17. Bloccati i tir di Amazon e di Amazon Prime, oltre ai fornitori, in entrata e uscita dal magazzino piacentino. Gli aderenti Cobas sono arrivati a centinaia con gli autobus da Milano, Brescia, Bergamo, Pavia e anche dall’Emilia Romagna e dal Veneto.
Un robusto cordone di polizia e carabinieri ha permesso che il presidio si svolgesse, nonostante il clima di notevole tensione, senza incidenti. I manifestanti SiCobas sono confluiti da varie parti del Nord Italia per tutta la giornata. Secondo i leader piacentini del SiCobas, al presidio si sono via via aggiunti anche facchini e spedizionieri Amazon dell’hub al confine tra Emilia-Romagna e Lombardia. Uno dei più importanti in Italia per dimensioni e valore strategico.
“Ad Amazon il 70% degli addetti e’ precario”
”Altissima adesione e nessun incidente”, e’ la conclusione di Mohamed Arafat, portavoce del SiCobas piacentino e una delle figure di riferimento all’interno del sindacato. “E’ stato il primo blocco nella storia di Amazon a livello mondiale. Il colosso Usa deve capire che non può agire in spregio alla legislazione italiana e al contratto nazionale di settore”. Al colosso di Jeff Bezos i SiCobas – che vantano una trentina di aderenti all’interno dell’hub di Castelsangiovanni – contestano soprattutto l’eccessiva “precarizzazione” dei lavoratori. “Su 2600 addetti del sito piacentino circa il 70 per cento ha contratti a tempo determinato. Amazon affida alle agenzie interinali le assunzioni spingendo oltre i limiti il turnover. I dipendenti vengono cambiati con incredibile velocità”.

Le richieste ad Amazon: meno prevaricazioni
I sindacati hanno chiesto ai vertici di Amazon un incontro urgente per definire la situazione dei precari e presentare una piattaforma di richieste. “Non ci hanno risposto percio’ abbiamo proclamato lo stato di agitazione di tutti i lavoratori Amazon“. I leader Cobas lamentano all’interno dei magazzini “uso strumentale della precarizzazione” e il mantenimento “sotto ricatto e intimidazione i lavoratori con continue vessazioni e discriminazioni“. Tra le richieste “l’eliminazione di lavoro somministrato e tempo determinato e l’applicazione del contratto nazionale della logistica e trasporti che limita le assunzioni a tempo determinato al 35%. A Castelsangiovanni sono il doppio“, osserva Arafat. Sotto accusa dei Cobas anche “l’infermeria – racconta Arafat – che piu’ di una volta non e’ intervenuta adeguatamente rispetto a infortuni dei lavoratori“.
Logistica polveriera, gli scontri di giugno
Il blocco ai cancelli di Amazon era questione di tempo, anche se si e’ svolto senza incidenti. Ma Piacentino e Sudmilano da tempo sono diventati la polveriera della logistica a livello nazionale. La miccia e’ stata la chiusura del deposito Fedex-Tnt piacentino che per tutto il 2021 ha acceso scontri violentissimi a Piacenza (febbraio, con arresti e feriti), Tavazzano nel Lodigiano, San Giuliano Milanese e Carpiano (Milano). A Tavazzano e San Giuliano furono gli stessi Si Cobas a denunciare aggressioni e pestaggi da parte di facchini opposti – “in realtà vigilantes armati di bastoni” – durante presidi e blocchi a logistiche operanti per conto di Fedex. Particolarmente violenti, con un ferito grave, quelli della notte del 10 giugno a Tavazzano.