L’accusa e’ pesante: caporalato all’interno di una delle piu’ grandi realtà lombarde nel campo dell’ortofrutta. La misura, altrettanto pesante: il commissariamento per un anno deciso dal Tribunale di Milano. Intanto a far luce su cio’ che avveniva all’interno del noto marchio del food, la Spreafico di Dolzago (Lecco) pensera’ l’inchiesta avviata dal pm milanese Paolo Storari con la Guardia di Finanza. La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, intanto ha disposto l’amministrazione giudiziaria di un anno per la Spreafico spa, colosso nel settore dell’ortofrutta da 350 milioni di fatturato all’anno. E ha eseguito anche un sequestro da circa 6 milioni di euro.
Un anno di commissariamento per caporalato
L’inchiesta del pm Storari ha accertato un sistema di consorzi e cooperative. Le coop assumevano i lavoratori e li facevano lavorare per la Spreafico, che si occupa di mercato all’ingrosso di frutta e verdura. Le cooperative, in regime di “concorrenza sleale” ed evadendo le imposte, avrebbero fornito manodopera a basso costo alla stessa Spreafico. Le indagini hanno fatto emergere uno schema di caporalato “attraverso reclutamento e lo sfruttamento di manodopera di origine straniera in stato di bisogno”. Assumevano manovalanza “priva di specializzazione e sottopagata, con evasione delle tasse mediante l’emissione e annotazione di fatture false”.

Benefici fiscali e lavoratori spostati come pedine
A ottenere i benefici fiscali erano sia la storica azienda lecchese (fondata negli anni 50) che le cooperative che si alternavano nel tempo, creando il cosiddetto “fenomeno della transumanza dei lavoratori“. I lavoratori venivano passati da una cooperativa all’altra senza alcun rispetto dei diritti fondamentali e dei contratti di settore. L’inchiesta ha portato a galla anche “presunte intimidazioni nei confronti dei lavoratori stessi”. Gia’ l’anno scorso ai cancelli della Spreafico si erano verificati proteste e scontri soprattutto con i Cobas. I lavoratori lamentavano il mancato rispetto degli accordi contrattuali e chiedevano adeguamenti sulla busta paga. In seguito alle proteste decine di lavoratori erano finiti in cassa integrazione.
”Fatture false e dichiarazioni fraudolente”
Nell’inchiesta viene contestata anche la “dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti“. Disposto il sequestro di 6 milioni di euro. Gia’ un anno fa la Procura di Milano aveva messo gli occhi su un sistema di caporalato e manovalanza a bassissimo costo. Sotto sequestro era finita la Straberry, una start-up legata alla produzione di fragole a Cassino de’ Pecchi. Nell’occasione la start-up, finanziata anche con fondi europei, era accusata di aver creato “condizioni degradanti per i lavoratori pagati 4,5 euro l’ora”. Meno della metà di quanto previsto dal contratto nazionale.