L’invasione russa ai danni dell’Ucraina sta portando dietro di se una serie di strascichi che non riguardano solo i rapporti internazionali tra la Russia e il resto del mondo, ma che riguardano anche settori che all’apparenza non dovrebbero risentire della guerra in atto. In particolare la città di Milano ha visto montare la polemica intorno a Valery Gergiev, il mastro russo che da ieri, mercoledì 23 febbraio, fino al 15 marzo dirigerà alla Scala “La dama di picche” di Tchaikovsky.
O meglio “dovrebbe dirigere” le altre quattro rappresentazioni previste in quanto al sindaco Beppe Sala non è andato giù il silenzio del direttore d’orchestra in merito all’attacco russo. Non è un mistero che Gergiev sia molto vicino alle posizioni di Putin: nel passato in più di un’occasione ha manifestato la propria simpatia nei confronti del presidente russo. Il primo cittadino del capoluogo lombardo pretende una presa di posizione precisa sulla vicenda altrimenti il Cda del teatro alla Scala, di cui Sala è presidente, si vedrà costretto a rinunciare alla collaborazione.
Le prossime date de “La dama di picche” a rischio, ma non è esclusa la sostituzione del direttore d’orchestra
“Di fronte a queste situazioni bisogna intervenire”, ha aggiunto il sindaco che però non se l’è sentita di confermare le altre date dell’opera di Tchaikovsky, anche se non è escluso che si possa trovare per tempo un altro direttore d’orchestra. Sala ha definito ciò che sta accadendo una “tragedia per il popolo ucraino, la cui comunità è molto importante a Milano” e ha detto che “abbiamo creato un sistema di grande dipendenza” dal gas russo.
Infine sulla questione Ucraina “c’è anche tutto il sistema finanziario e voglio capire cosa farà perché il sistema delle nostre banche da un lato sono molto esposte al sistema russo, il vero punto è capire quanto Putin ha consenso totale o no”.

Fischi per Gergiev alla prima
Sulla stessa linea di pensiero di Sala anche una parte del pubblico che ieri ha assistito alla prima dell’opera “La dama di picche“: il maestro è stato sonoramente fischiato per le sue posizioni filorusse. E precedentemente anche i sindacati dei lavoratori del teatro si erano appellati alla sensibilità del direttore, definito “uomo di cultura” e “uomo di pace”, affinchè lanciasse un “messaggio di speranza e di pace all’Italia e al mondo da un palcoscenico così importante”. Appello che però non è stato accolto.