Questa mattina i Carabinieri del Ros, coadiuvati dai Comandi Provinciali di Reggio Calabria e Milano, hanno sequestrato beni per circa 1 milione di euro nei confronti di Antonio Piromalli, 49enne boss dell’omonima cosca dell’ndrangheta originaria della piana di Gioia Tauro. I beni sequestrati sono localizzati nelle province di Reggio Calabria e Milano e sono costituiti da 3 complessi aziendali e varie disponibilità finanziarie. Il decreto di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Reggio Calabria su proposta della Dda di Reggio Calabria.
Le indagini hanno avuto origine dall’operazione “Provvidenza”, conclusasi nel 2017, a seguito della quale Piromalli aveva riportato una condanna in appello a 19 anni e 4 mesi di reclusione, per la quale ha presentato ricorso in Cassazione, in quanto ritenuto responsabile di associazione mafiosa, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata.
Agrumi di scarsa qualità commercializzati a Milano
Le indagini patrimoniali svolte hanno svelato il controllo esercitato dal clan Piromalli di parte della filiera commerciale agricola reggina, condizionata tramite un consorzio colpito dal provvedimento ablativo, attraverso il quale ingenti quantitativi di agrumi venivano inviati verso il mercato ortofrutticolo di Milano per la successiva vendita. La cosca mafiosa operava attraverso un’impresa che all’interno del mercato gestisce un posteggio di rivendita all’ingrosso di frutta e verdura.
Secondo quanto è emerso dalle indagini questa azienda veniva impiegata per commercializzare una partita di agrumi di scarsa qualità, che non era stata accettata da nuovi clienti dell’Est Europa, a prezzi e condizioni stabilite dal boss.

Inoltre nell’hinterland milanese è stata inoltre individuata un’impresa di import-export formalmente di proprietà di una società avente sede negli Stati Uniti d’America e risultata invece riconducibile direttamente ad Antonio Piromalli. Quest’ultima impresa, la cui branch italiana è stata colpita dal decreto di sequestro, era stata in particolare utilizzata, insieme ad altre società operative nel territorio statunitense, per perpetrare una frode alimentare in danno di società americane che operano nel settore della grande distribuzione, attività illecita questa che avrebbe permesso alla cosca, secondo le risultanze allo stato degli accertamenti a fondamento del provvedimento in esecuzione, di realizzare un guadagno complessivo compreso tra i 1,5 ed i 2 milioni di euro.
Miscela di olio di sansa d’oliva spacciato negli Usa come pregiato olio extra-vergine
Le società del gruppo operative negli Stati Uniti avevano acquistato, tramite l’intermediazione fornita dallo stesso Piromalli ed il supporto logistico prestato dalla impresa oggetto del sequestro, diversi container spediti dal porto di Gioia Tauro, contenenti una miscela di olio di sansa d’oliva che era stata poi rivenduta negli Stati Uniti ad operatori rilevanti della grande distribuzione come olio extra-vergine d’oliva.
Per aumentare l’operatività del sistema il capo della cosca era inoltre intervenuto personalmente nell’affare illecito immettendo fondi di origine ignota che consentivano, così, l’acquisto di ulteriori partite di olio di sansa dall’Italia, da rivendere sempre negli Stati Uniti come pregiato olio extra-vergine.