Non sarà sicuramente uno dei giocatori al centro del progetto del Milan per questa stagione e per quelle a venire, ma nonostante le numerose voci di un imminente addio (direzione Valencia alla corte di mister Rino Gattuso) Tiemoué Bakayoko è riuscito a far parlare di sé per una vicenda che suo malgrado lo ha visto coinvolto. Quella relativa al fermo di polizia avvenuto il 3 luglio scorso, mentre il centrocampista rossonero era a bordo del suo Suv in compagnia di un amico. Un video ripreso con lo smartphone da un altro automobilista presente al momento del fermo e che ha assistito alla scena, e successivamente pubblicato sui social, ha destato un polverone mediatico di enormi proporzioni soprattutto per le pistole puntate contro i due fermati e la reazione di uno degli agenti dopo aver scoperto che si trattava di un giocatore della squadra campione d’Italia.
Dopo la diffusione del video su social, tv e media il segretario della SIULP (Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori della Polizia), Paolo Magrone, era intervenuto per specificare che il controllo era stato effettuato in quanto qualche ora prima nei pressi della centralissima corso Como si era consumata una sparatoria nella quale erano coinvolti due gruppi di stranieri. Spari che poi si è scoperto provenire da un’arma ad aria compressa. La Questura ha poi spiegato che una delle persone coinvolte nella “sparatoria” corrispondeva in alcune caratteristiche allo sfortunato Bakayoko: uomo di colore, con indosso una maglietta verde, alla guida di un Suv. Infine il segretario Siulp si è complimentato con gli agenti per “la meticolosità del controllo” da parte di agenti giovanissimi ma preparati.
Il centrocampista rossonero: “È stato un errore umano, ma i modi sono stati sbagliati”
La Questura di Milano ha definito il calciatore rossonero “un cittadino modello” per il comportamento adottato nei confronti degli agenti, ma Tiemoué è voluto ritornare sulla vicenda sfogandosi in un video postato su Instagram nel quale con convinzione ha affermato: “Le autorità milanesi hanno dichiarato che è stato un errore, che si sono resi conto della cosa solo sul momento. L’errore è umano, non ho alcun problema da questo punto di vista, ma il modo e la metodo utilizzati sono stati per me un problema. Credo si sia andati oltre“.
Il 27enne francese (ne compirà 28 il prossimo 17 agosto) chiede il perché non sia stato fatto un semplice controllo con la classica richiesta dei documenti piuttosto che procedere con le pistole spianate: “Nel video pubblicato sui social network non vediamo tutto. Questa è la parte più tranquilla di quanto è successo. Ho avuto una pistola a un metro di distanza da me, sul lato del finestrino del passeggero. Hanno chiaramente messo le nostre vite in pericolo”.
“Cosa sarebbe successo se non avessi mantenuto la calma?”
“Le conseguenze avrebbero potuto essere molto più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi fatto il lavoro che faccio e non fossi stato riconosciuto in tempo. Quali sarebbero state le mosse successive? Mi avrebbero portato alla stazione? Sono cose che mi spingono a riflettere. Non è accettabile mettere in pericolo vite in questo modo“, queste le parole forti di Bakayoko.
La replica del Siap: “La parole di Bakayoko sono fuori luogo”
Non si è fatta attendere la replica del Sindacato Italiano Appartenenti Polizia che ha così replicato alle dichiarazioni di Bakayoko: “Molti agenti sono davvero stupiti – afferma Dino Rizzi segretario regionale del Siap – perché lì per lì Bakayoko non aveva espresso alcuna rimostranza, anzi, con tranquillità, capito l’equivoco, l’operatore che lo aveva perquisito gli aveva spiegato tutto: della segnalazione che parlava di suv e della maglietta verde a quello che era accaduto poco prima con due persone di colore ferite nel corso di una serie di aggressioni incrociate tra bande di africani. Sapeva tutto. Ora leggere quanto detto ci pare oltre che fuori luogo perfino stancante per qualcosa che non è in questi termini, ma sappiamo che questo è un Paese strano dove d’estate si possono fare anche discorsi lunari“.
Fine dell’esperienza milanista e approdo al Valencia di mister Gattuso?
A questo punto non siamo in grado di sapere se di qui a breve Bakayoko terminerà la sua seconda avventura con la maglia del Milan, ma se avvenisse non sarebbe il miglior modo per salutarsi. L’unica cosa certa è che se dovesse approdare al Valencia e riabbracciare ‘Ringhio’ Gattuso, unico allenatore in Italia capace di tirare fuori il meglio dal centrocampista, dimenticherà presto questo spiacevole inconveniente tornando a rubare palloni e bloccare avversari in campo. E soprattutto sperando di non essere più bloccato fuori dal campo per un comprensibile quanto pericoloso scambio di persona.