La Torre Moro a Milano diventa un caso nazionale. Dopo lo spegnimento definitivo dell’incendio, parte la conta dei danni. Ma prendono luogo anche le prime ipotesi sulle cause che hanno portato allo sviluppo dell’incendio e ai fattori che hanno facilitato il rapido propagarsi delle fiamme su tutta la struttura esterna. Tanto che alcuni presenti hanno paragonato lo sviluppo delle fiamme sulla facciata del grattacielo all’accensione di un fiammifero.
D’altra parte, alcuni dei residenti sono stati più fortunati degli altri. Diversi appartamenti sono rimasti pressoché intatti, pertanto risulterà possibile perlomeno il recupero degli oggetti personali. Sul resto, non è dato sapere quale sarà il destino del palazzo, visto che tra gli scenari possibili c’è anche quello della demolizione.
Com’è nato l’incendio alla Torre Moro: l’innesco all’interno di un appartamento situato nella parte alta del grattacielo
Per quanto è stato possibile ricostruire finora, l’incendio è nato da un appartamento posto tra il tredicesimo e quindicesimo piano. Una seconda possibilità riguarda la presenza di un innesco sul terrazzo dello stesso appartamento. Da lì le fiamme potrebbero aver aggredito il rivestimento esterno composto da alucobond e lana di vetro G3. Successivamente, si sarebbero quindi estese agli altri appartamenti.
La causa effettiva potrebbe essere stata un corto circuito, ad esempio a un impianto di condizionamento o a un elettrodomestico difettoso. In quel momento l’appartamento era vuoto, quindi nessuno si è potuto accorgere in tempo utile di quello che stava accadendo e l’incendio ha potuto svilupparsi senza barriere. La natura del fumo (di colore nero) fa pensare al surriscaldamento di materiali plastici, ma come già detto al momento si resta in attesa di conferme.
Il giallo del mancato funzionamento del sistema antincendio: sotto accusa la manutenzione dello stabile
Sullo sfondo restano però molte questioni da chiarire. A partire dal mancato funzionamento del sistema antincendio. Un fatto grave e che ha coinvolto le manichette presenti tra il quinto e il decimo piano. Risultavano invece operativi gli impianti presenti agli altri piani, così come i sistemi di innaffiamento automatico dei box auto.
Su questo punto sarà essenziale capire se c’è stato un malfunzionamento dovuto a cause iniziali o contingenti. Sarà fondamentale quindi comprendere se c’è stata una cattiva manutenzione, oppure se questa risultava addirittura assente. Tutte questioni che ora passera all’attento vaglio della magistratura, assieme a quelle relative ai materiali impiegati per la costruzione. Atti dovuti, affinché episodi di questo genere possano essere evitati in futuro.