Sono tre, e tutti ventenni, gli autori della rapina del 5 febbraio scorso in una gioielleria di Milano. Mancavano pochi giorni alla scoperta del primo caso di Covid quando i tre avevano fatto irruzione nell’esercizio di via Fabrizi. Una rapina cruenta, finita con un inseguimento, una colluttazione e i due proprietari feriti in l’ospedale. Quasi un anno dopo la Polizia di Stato ha trovato i colpevoli e li ha arrestati, su richiesta del pm Isabella Samek Lodovici avallata dal gip.
I tre giovani cittadini italiani sono fortemente sospettati di essere gli autori della mattina da Far West del 5 febbraio 2020. I tre avevano fatto irruzione nel negozio di via Nicola Fabrizi, a Quarto Oggiaro, e una volta soli nel locale avevano tirato fuori il coltello. I due proprietari, coniugi anziani, avevano reagito cercando di fermarli e ne era nata una colluttazione in cui entrambi erano rimasti feriti. Mentre i tre erano fuggiti con 38.000 euro in gioielli.

Scoperti grazie al Dna dopo la rapina in gioielleria
Partendo, dalla denuncia delle vittime e dalle informazioni di alcuni testimoni, gli agenti hanno individuato i tre autori, le cui caratteristiche fisiche corrispondevano fortemente a quelle dei tre rapinatori. Decisiva, oltre al riconoscimento facciale, la prova del Dna, isolato e analizzato dalla scientifica. Uno dei tre, in particolare, qualche giorno prima dei fatti era entrato nell’esercizio commerciale fingendo di voler fare acquisti. Invece era sopralluogo. Gli agenti della Scientifica di Milano hanno effettuato gli approfondimenti, e hanno evidenziato elevate compatibilità biologiche con tracce di Dna di uno dei tre all’interno del locale. Una prova confermata dai dati di localizzazione risultati compatibili con la loro presenza alla gioielleria in occasione della rapina.
La fuga in Spagna e l’arresto: erano degli habitué
I tre indiziati tra l’altro, temendo di essere stati individuati, subito dopo la rapina si erano allontanati per nascondersi in Spagna. Una volta rimesso piede sul suolo italiano, la polizia ha fatto scattare la trappola. In carcere M.B.T. di 23 anni, già gravato da una custodia cautelare per altre rapine e con diversi precedenti. Ai domiciliari invece P.D.J. di 25 anni, anche lui già gravato da precedenti penali specifici e sottoposto all’affidamento in prova, e H.J.M. di 24 anni.