La fine dei lockdown per molti lavoratori di Milano e dell’hinterland significa rientrare in ufficio. Ma molti vorrebbero proseguire con il lavoro agile, perlomeno durante una parte della settimana. È quanto emerge da un’indagine portata avanti dalla UIL, che ha fatto il punto della situazione in merito alla fine dello smart working a Milano e in tutta la Lombardia.
Secondo i dati registrati dai sindacati, molti lavoratori manifestano i sintomi della sindrome della grotta. Si tratta di una generalizzata resistenza ad uscire di casa dopo le inibizioni agli spostamenti verificatesi durante i lockdown degli scorsi mesi. La propria casa rappresenta una sorta di difesa psicologica rispetto ai pericoli dettati dal coronavirus, cambiando anche il senso delle giornate lavorative.
Sindrome della grotta: in alcuni settori quasi tutti i lavoratori vorrebbero evitare l’ufficio
È cosi che emergono numeri anche allarmanti e impensabili rispetto al periodo precedente alla crisi. Nel settore bancario e assicurativo, circa 8 impiegati su 10 vorrebbero proseguire la propria attività lavorativa da casa. Considerando invece tutti i settori, sarebbero circa il 50% i lavoratori che desiderano continuare a utilizzare lo smart working come principale modalità lavorativa, recandosi in ufficio solo saltuariamente.
Sulla questione sarà evidentemente necessario trovare un nuovo equilibrio. Se è vero che moltissime aziende stanno richiamando in sede i propri dipendenti, è altrettanto vero che il lavoro agile ha effetti importanti anche a livello di riduzione dell’impatto ambientale.
Si pensi al decremento dei consumi di carburante, di acqua e in generale di energia. Oltre alla riduzione di incedenti nel percorso tra casa e lavoro, stimata al 30% durante il recente periodo dei lockdown.