Le palestre tornano a confrontarsi con la grave crisi del settore dettata dalla pandemia. La discussione politica sull’obbligatorietà del green pass le coinvolge direttamente, visto che le prossime mosse del governo potrebbero cambiare ancora una volta la situazione. A prendere posizione sulla questione, a poche ore dal nuovo decreto, è il presidente di Arisa Marco Cotardi.
L’associazione che raccoglie le imprese dello sport sotto l’egida di Confcommercio Milano si dice favorevole all’obbligo di presentazione del certificato verde. La misura consentirebbe di mantenere aperte le attività anche con l’eventuale avvento della quarta ondata, dettata dalla diffusione della variante Delta. Uno scenario che ovviamente preoccupa in vista del prossimo autunno, quando potrebbero concretizzarsi nuovi lockdown.
Palestre: le difficoltà del settore con il coronavirus, il 10% rischia di non riaprire
Il peso del Covid-19 sul settore dello sport e in particolare sulle palestre continua a farsi sentire. Nonostante le ultime note positive verificatesi con l’arrivo della zona bianca, molte palestre potrebbero non riaprire più. Sono in particolare le strutture medio – piccole a soffrire maggiormente. Le stime prodotte da ARISA sottolineano che il 10% potrebbe chiudere definitivamente al di là della possibile evoluzione della situazione.
Secondo Contardi, il green pass rappresenta “una soluzione, ma è fondamentale riaprire e avere la certezza che le persone frequentino le palestre”. In questo senso, il parere favorevole verso il certificato verde punta a far rientrare in clienti e a farli tornare ad allenare. D’altra parte, nuove chiusure porterebbero molti centri nel milanese alla chiusura.
Oltre a ciò, la formula del green pass andrebbe certamente anche in favore dei clienti. Tutto ciò visto il valore positivo dello sport e la possibilità di continuare a fare attività sportiva in condizioni di sicurezza.
Il problema delle riaperture coinvolge tutto il settore dello sport
Contardi rimarca poi che la questione delle riaperture non coinvolge solo il comparto delle palestre, ma tutto il settore dello sport. L’esempio viene dalle piscine coperte. In molti casi, le strutture non hanno riaperto nelle scorse settimane perché i costi risulterebbero superiori alle possibili entrate. In tali condizioni, si è “in attesa di capire cosa succederà il prossimo mese di settembre”.
I gestori esprimono preoccupazione rispetto alla possibilità che si possa verificare nuovamente lo scenario accaduto durante il 2020. La conclusione è quindi lapidaria: “tenere chiuso anche solo per tre mesi significherebbe la crocifissione del nostro settore”. Anche per questo la speranza è che la campagna vaccinale e il nuovo green pass possano finalmente garantire la ripresa delle attività sportive in modo continuo.